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La Storia di Greve in Chianti |
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Territorio di Greve in ChiantiSituato in media e alta collina, tra i Monti del Chianti e i tratti iniziali delle valli della Greve e della Pesa, ha un' estensione di 169,04 chilometri quadrati. L' altitudine massima sfiora i 900 metri nel Monte San Michele, mentre il Capoluogo si trova a quota 236 metri. Confina con i comuni di Bagno a Ripoli, Rignano, Incisa Valdarno, Figline Valdarno, Cavriglia, Radda in Chianti, Castellina in Chianti, Tavarnelle Val di Pesa, San Casciano Val di Pesa e Impruneta.
Piazza Matteotti of Greve in Chianti - known as Piazza del Re Umberto in the 19 C.
Storia di Greve in ChiantiL' attuale territorio di Greve è una terra di antico insediamento, come provano la stratificazione toponomastica ed alcuni ritrovamenti (Canonica, Citrulle, Casole, Lucolena), che troviamo nel Medioevo inserita nel contado fiorentino in diocesi di Fiesole. Greve era allora "un piccolo borgo nel piviere di San Cresci di Monteficalli", destinato però a svilupparsi come "mercatale" ad un incrocio di strade che conducevano a Firenze, nel Valdarno superiore, in val di Pesa e nel Chianti.
Anche se altre località svolsero funzioni di luogo di scambi, come Strada e Rubbiana, crebbe poi tanto da divenire capoluogo della omonima comunità leopardina che, nella seconda metà del XVIII secolo, sostitui' le "leghe" di Val di Greve e di Cintoia, già riunite in un unica podesteria. Sul mercatale di Greve, incentrato urbanisticamente sulla suggestiva piazza triangolare ancora cinta di portici, convergevano gli interessi di vari castellieri dei dintorni, i più importanti dei quali erano Montefioralle, una vera e propria "terra murata" con un castello feudale e la chiesa, Panzano, che fu dei Firidolfi ed originò un borgo che fu per secoli il centro più popoloso del territorio, Lamole, di minor consistenza ma al centro di un' area di intenso popolamento sparso, e più lontano, sul versante opposto dei Monti del Chianti, Lucolena, che ha perso ormai le fortificazioni.
La parte settentrionale del territorio comunale era occupata dalla lega che prendeva il nome dal castello di Cintoia, sulle pendici occidentali del Montescalari e forse di origine longobarda, che nel XVII e XVIII secolo troviamo come principale centro della Val d' Ema, in grado di gestire una certa autonomia ma oggi con i caratteri di un piccolo borgo rurale. Altrettanto può dirsi di Dudda, antico feudo dei conti Guidi, mentre più munito di difese appare ancora Sezzate, che fu sede di un comunello rurale.
Molti dei numerosi castelli della podesteria sono stati in seguito trasformati in ville e fattorie, come Uzzano, della famiglia del celebre Niccolò, Vicchiomaggio, il Viculo de Longobardis' del X secolo, Mugnana, con interessanti elementi architettonici del Duecento. Altri invece, hanno perso i caratteri originali, come Citille, Collegalle, Convertoie, Rignana, Torsoli, Linari, o conservano qualche resto medievale, come Montegonzi e le Stinche (ora Stinche Alte ma già in comune di Radda), mentre di altri ne è addirittura difficile l' ubicazione, come Montagliari e Robbiana. Numerose sono anche le "case da Signore" medievali trasformate poi in ville, delle quali ricordiamo almeno Verazzano, che appartenne alla famiglia del navigatore Giovanni, Colognole, Vignamaggio, Vitigliano, Santa Lucia.
Ben cinque pievi attestano l' antica organizzazione religiosa del territorio grevignano: Rubbiana, Cintoia, Sillano, San Cresci e San Leolino, tutte con cospicui resti delle strutture romaniche, in particolare in quest' ultima, che è affiancata da un chiostro trecentesco, è preceduta da un porticato cinquecentesco e conserva numerose opere d' arte. Hanno invece perso i caratteri medievali quasi tutte le numerose chiese che dipendevano dalle pievi ricordate, fatta eccezione per quelle di Vicchiomaggio, delle Convertoie e delle Strinche.
Presso Greve sorse anche un piccolo convento francescano, di cui oggi rimane qualche traccia, e si ha notizia di un ospizio sorto vicino a Mercatale; a San Martino in Cecione fu un monastero di donne, la cui chiesa fu ridotta poi a parrocchiale, ma il complesso monastico più consistente fu l' abbazia vallombrosana di Montescalari, ristrutturata tra Cinque e Seicento da Alfonso Parigi e, dopo la soppressione, trasformata in villa-fattoria.
Espressioni della religiosità popolare degne di rilievo sono l' oratorio di Sant' Eufrosino, presso Panzano, dedicato a un santo particolarmente venerato nel Chianti, e la cappella della Madonna della Neve a Montagliari, costruita nel 1632 con pianta a croce circondata da un aereo porticato, oltre a varie costruzioni minori di cui ricordiamo la piccola ma elegante cappella di Ottavo, presso Lucolena.
Anna Maria Baldini |
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